Irene Lucci |
Irene Lucci, flautista ed ottavinista, è insegnante all'ISTITUTO EUROPEO (http://www.istitutoeuropeo.it/).
Nonostante la giovane età ha lavorato all'Arena
di Verona, al Maggio Musicale Fiorentino,
al Teatro Carlo Felice di Genova,
al Teatro La Fenice di Venezia, al Teatro Petruzzelli di Bari,
al Teatro Regio
di Torino e alla Camerata Strumentale Città di Prato. Fiorentina, si è
diplomata
presso il conservatorio Luigi Cherubini di Firenze e l'Istituto Superiore
di
Studi Musicali Orazio Vecchi di Modena.
1) Irene, che cosa significa fare il musicista in
Italia?
Significa
innanzitutto andare incontro ai pregiudizi di chi pensa che fare il
musicista
non abbia lo stesso status di un lavoro normale. Ci si scontra con l'idea,
forse
mutuata da una certa eredità romantica, che l'artista sia spinto unicamente da
una
grande "passione": cosa in parte vera, ma decisamente riduttiva. Fare
il
musicista
è invece un lavoro come un altro, che esige grande professionalità ed
applicazione
continua.
2 2) Che ci vuole per essere un buon musicista?
Bella
domanda! Credo che ci voglia talento, questo sì, ma anche tanto studio,
tecnico
e non solo. Ci vuole anche una certa curiosità culturale che ti porti a
informarti
continuamente e studiare la tua materia.
3 3) Come vedi la situazione dell'artista in campo
musicale oggi in Italia?
Certamente
una situazione difficoltosa, che però è tipica di tutti gli ambiti
lavorativi
in generale. Dobbiamo confrontarci anche con gli altri settori lavorativi
e
non avere una visione limitata solo al nostro: la crisi è ovunque, e molti se
la
passano
assai peggio di noi.
4 4) Credi che la situazione negli altri paesi europei
sia diversa dall'Italia?
In
altri paesi non ho lavorato. La mia esperienza è limitata all'Italia. Però ho
riscontrato
che in Italia ci sono tante situazioni diverse. Ogni situazione presenta
un
modo di lavorare distinto, con abitudini differenti, ma tutte, devo dire, belle
ed
interessanti.
5)
Pensi che ci sia una crisi di creatività, oltreché finanziaria, in ambito
musicale?
Onestamente
devo affermare il contrario: vedo un ambiente vario, un grande
circolo
di idee, grande fermento, una bella visione globale.
6)
Tu hai frequentato il conservatorio. Pensi che i conservatori in Italia
funzionino
bene?
La
mia esperienza mi dice che funzionano bene se hai la fortuna di incontrare gli
insegnanti
giusti. Sicuramente le cose da migliorare sono tante, ma non posso fare
una
critica articolata perché non ho una visione completa della nuova riforma.
7)
Oggi si parla, specialmente in ambito finanziario, di un'esigenza di ritorno
ad
una formazione umanistica, a valori umanistici, a fronte di un capitalismo
finanziario
selvaggio. Credi che anche in ambito musicale sia essenziale una
formazione
umanistica oltreché puramente tecnica?
Essenziale,
purtroppo no: e lo dico con rammarico. Per fare un esempio, il lavoro
del
musicista esecutore è molto più vicino a quello dell'atleta che a quello di un
accademico.
Mi dicono che nello sport la qualità tecnica è fondamentale, e così lo
è
nell'esecuzione, ma non si può certo dire che sia indispensabile avere una
valida
formazione
umanistica per fare bene l'uno e l'altro. Lo studio della storia della
musica
e dell'analisi è ovviamente irrinunciabile per essere un buon musicista, ma
per
"formazione umanistica" intendo la conoscenza di argomenti più vasti
che
non
afferiscano necessariamente al nostro principale campo di interesse. Avere
compiuto
certi studi o possedere determinati strumenti culturali è un
arricchimento
personale, ma non lo si può collegare in maniera diretta e univoca al
mestiere
di esecutore.
8)
La domanda finale, e come sempre, è un consiglio da dare ad un giovane
che
aspiri a diventare un musicista
Difficile.
Dare un consiglio ad un altro è in verità darlo a me stessa. Comunque
direi
che sia fondamentale trovare un buon insegnante, e intraprendere lo studio
con
tutta la serietà possibile. Un piccolo consiglio extra musicale potrebbe essere
quello
di non trascurare lo studio anche di qualcos'altro, che siano gli studi
accademici
e scolastici o semplicemente qualche lettura personale. Penso che
leggere,
informarsi e studiare sia un modo bellissimo di aprire un po' la mente e
alzare
lo sguardo oltre l'orizzonte che, a forza di concentrarsi su uno studio e un
lavoro
totalizzante come questo, rischia di chiudersi
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