martedì 3 dicembre 2013

La pianista internazionale MURIEL CHEMIN si racconta nell'intervista dell'ISTITUTO EUROPEO

Muriel Chemin
di Fabrizio Ulivieri


L’ISTITUTO EUROPEO intervista questa volta Muriel Chemin, pianista francese conosciuta a livello internazionale. Ha tenuto numerosi concerti come solista, in duo pianistico, in musica da camera o con orchestra in molti paesi europei ed extraeuropei, come Italia, Svizzera, Austria, Germania, Regno Unito, Grecia, Turchia, Romania, Russia, Cile e USA. E’ ritenuta una delle interpreti più convincenti e originali di Beethoven e Mozart ed ha ottenuto il Primo Premio al Concorso Internazionale Hennesy-Mozart di Parigi suscitando l’entusiasmo della giuria e del presidente Paul Badura-Skoda. In Italia è stata ospite di istituzioni musicali di prestigio quali l’Orchestra Regionale Toscana, il Teatro Alighieri di Ravenna, Auditorium dell'Orchestra Verdi di Milano in duo con il violoncellista Alain Meunier. A partire della stagione 2011/12 la signora Chemin sarà anche partner del celebre violoncellista David Geringas.

1) Muriel vedendoti suonare, la prima cosa che balza agli occhi è la facilità di sonata. E’ incredibile. Come si arriva a suonare con una facilità come quella che traspare nelle tue perfomances?
Prima di tutto, ho cominciato molto presto lo studio del pianoforte, a 5 anni, quindi, praticamente ho passato tutta la mia vita con la musica e alla tastiera. Devo dire che la “facilità” alla quale ti riferisci, che traspare è in realtà frutto di un grande lavoro, duro, costante e quotidiano. La bacchetta magica non esiste e l’impegno è importante quanto il talento musicale

2) Una soprano giapponese mi diceva che in momenti di difficoltà tecnica si salva grazie alla passionalità ed al cuore che riesce a mettere nella rappresentazione sul palco. Quanto è importante il cuore rispetto alla tecnica in una performance? Possono il cuore, la passionalità della performance, sopperire a carenze tecniche o giorni storti?

Le difficoltà tecniche si possono superare, per quanto mi riguarda, grazie all’intelligenza dell’interprete e naturalmente anche con la passione dello studio e un cuore molto solido nell’affrontare il momento di preoccupazione in certi passaggi particolarmente difficoltosi nella partitura. Credo che tutti noi, musicisti, abbiamo questi timori in ogni pezzo del repertorio quando suoniamo in pubblico. Niente è facile e bisogna avere coraggio e soprattutto la voglia irrefrenabile di comunicare con gli altri, quelle persone in sala che sono qui per te e per la Musica. Il segreto è uno solo: AMORE

3) Ormai sei un’artista internazionale. Quali sono, secondo te, le qualità che fanno di un/un'artista un/una performer capace di suonare in differenti paesi ed imporre la sua musica a situazioni culturali ed ambientali così diverse da un paese all’altro?

Per diventare un artista internazionale, direi che oltre al talento e l’impegno personale, ci vogliono tanti altri fattori: la salute, la resistenza, l’adattabilità, la lucidità nelle proprie scelte, oggi più che mai – purtroppo - anche una immagine o qualcosa che possa suscitare interesse del grande pubblico al di là della musica. Una volta credo che bastava essere un Artista. Ora sembra che non si sappia più cosa inventare per far parlare di sé e diventare famosi a tutti i costi; sinceramente questo mi rattrista un po’ perché ciò non ha niente a che vedere con l’arte e la nostra missione di musicista

4) Un artista riesce a scindere la vita personale da quella pubblica? Se sì, a che prezzo?

Non credo che per un artista sia possibile scindere l’aspetto privato da quello pubblico, perché abbiamo a che fare con le emozioni e tutti gli aspetti del nostro carattere, della nostra personalità convivono dentro di noi. D’altronde la musica stessa, diversamente dalle diverse arti, penetra nel nostro corpo attraverso l’orecchio, e quindi non ci lascia più. Infatti io ho sempre musica in testa e anche quando - soprattutto - non studio, non mi abbandona mai!

5) Quali sono per te i compositori più ostici da suonare? Ce n'è qualcuno in particolare che presenta aspetti particolarmente difficili da interpretare?

Tutti i compositori hanno il proprio linguaggio, il loro stile e peculiarità. A me personalmente risultano forse più congeniali gli autori del periodo classico e nella grande forma (forma sonata). Mi sento “a casa” con Mozart e Beethoven in modo speciale. Trovo meno immediati i tardo romantici ed il repertorio del ‘900, che però, ovviamente, mi piacciono in egual misura e che suono molto volentieri

6) Si può comporre oggi musica classica in grado di rivaleggiare con i grandi compositori del passato?

Dipende da quello che si intende con la parola “classica”. Se alludiamo, come molte persone, all’orecchiabile oppure al grande movimento artistico. I grandi compositori contemporanei che ammiro particolarmente sono Boulez, Nono, e Ligeti che, ne sono convinta, rimarranno nella storia musicale per secoli. Mi dispiace non poter citare tutti quelli che sono anche molto importanti e non vorrei dimenticarmi di compositori fantastici come Sciarrino, Fedele e Anichini (solo in Italia)

7) Qual è secondo te il paese musicalmente più avanzato?

La Germania! Ma anche ovviamente gli Stati Uniti e il Regno Unito. Davvero altri mondi, altri pianeti, per come vengono rispettati e considerati i musicisti…

8) In una tua intervista hai detto " Le famiglie preferiscono gli stadi ai teatri ed è per me una grande tristezza considerando la ricchezza della cultura italiana". Ho trovato questa affermazione capitale e di grande valore. Che si dovrebbe fare per invertire questa tendenza?

Credo che sarebbe già qualcosa avere una classe politica più colta e preparata in un paese che viene considerato una culla dell’arte nel mondo! C’è troppa ignoranza e abbiamo sfortunatamente constatato in questi ultimi 20 anni un degrado morale e culturale. Mi fermo qui! Non basta far credere di amare la musica presentandosi alla prima della Scala ogni 7 dicembre (troppo facile, esibire il vestito nuovo) e non alzare un dito per tutto il resto dell’anno a favore delle Associazioni musicali. Orchestre che chiudono oppure musicisti di altissimo rango umiliati, con poco lavoro o fuori dall’insegnamento nei conservatori! Se si spendesse solo la metà per l’arte (e non solo per la musica, s’intende) di quello che viene dato al calcio allora sì che potremmo dire di aver fatto un salto di qualità e sicuramente ci sarebbe più rispetto dell’altro e molta meno violenza.

9) Tutti gli artisti hanno ossessioni e paure. Qual è la tua ossessione o paura come artista?

Di non essere mai pronta abbastanza … o peggio di non comunicare niente alla gente che ascolta. Sarebbe tristissimo!

10) Progetti per il futuro?

Sempre lo stesso: allargare quanto possibile il proprio repertorio, cioè, studiare molto e lavorare insieme ad altri musicisti perché fare musica da camera o suonare insieme all’orchestra sono esperienze meravigliose, dei regali preziosi che ci arricchiscono continuamente. Adoro suonare con gli altri!

11) Un consiglio ad un giovane che volesse diventare pianista

Deve avere un talento formidabile, un ottimo insegnante, studiare molto… e tanta fortuna nei suoi incontri.

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