giovedì 17 ottobre 2013

Studiare musica all’ISTITUTO EUROPEO: Fabio Binarelli, insegnante e artista a 360 gradi



Fabio Binarelli

 1) Fabio sei un musicista a 360 gradi. Come mai questa esigenza di spaziare in tanti settori diversi?

Il motore principale è la pura passione, che mi spinge a provare strade diverse, ad essere curioso. Cerco sempre di migliorarmi, attraverso nuove esperienze che possano arricchire il mio bagaglio di conoscenze.

2) Anche come insegnante sei poliedrico: insegni chitarra, storia della musica e dell'opera, libretti, teoria, armonia, composizione...sia in italiano che in inglese. Che significa dunque per te insegnare? Qual è l'aspetto più bello di questo lavoro? Quale di queste tue attività preferisci di più?

E' un privilegio poter trasmettere il proprio sapere alle persone, come altri hanno fatto con me; è molto gratificante vedere quella scintilla che a volte si accende in loro, perché hanno trovato una risposta, perché hanno scoperto concetto nuovo, perché hanno elaborato un'idea. Inoltre, io stesso mi arricchisco costantemente, attraverso il dialogo e il confronto con gli allievi.

3) Come vedi il panorama musicale italiano? Ci sono talenti degni di essere segnalati?

C'è tantissimo talento, a volte nascosto. Vi sono musicisti, cantanti, gruppi musicali e compositori con ottima preparazione; non necessariamente essi sono accostabili ai grandi nomi, poiché magari hanno un repertorio poco commerciale, ma i veri appassionati li seguono comunque. Al contrario,  trovo spesso poco interessanti i “big”, così omologati, piegati alle esigenze dell'industria e al gusto delle masse.

4) Essere musicista a Firenze, che significa?

Significa, da una parte, lavorare in una città non molto grande, con piccoli spazi, spesso più attenta all'apparenza che alla cultura; dall'altra, vivere a Firenze è un grande privilegio, come sanno tutti coloro che, da ogni parte del mondo, sono attratti e partecipano attivamente al fermento culturale di questa città unica.

5) Una differenza tra il fare musica in Italia e all'estero? Ci sono paesi che credi possano insegnare all'Italia la direzione in fatto di creatività musicale?

Credo che la grossa differenza sia nel sistema: gli italiani non sono certo meno creativi o meno talentuosi; quello che manca è però un'organizzazione efficiente e capillare, fatta di talent scout, promoter, discografici, agenzie, che lavori non solo con i musicisti affermati, ma che allarghi il raggio delle prospettive. Nel “music business” siamo decisamente poco competitivi e questo determina una maggior diffusione di musica straniera, soprattutto anglofona, rispetto a quella italiana.

6) Raccontaci un aneddoto della tua carriera di musicista e insegnante.

Ne avrei uno per ogni volta che vado a suonare! Il più recente: una domenica di inizio Settembre, ricevo una telefonata in cui mi viene chiesto di partire l'indomani per il nord Italia; dovevo infatti sostituire il chitarrista infortunato di un gruppo, ospite di un programma televisivo. Sposto dunque i miei impegni, preparo ben 15 brani e il lunedì mattina incontro per la prima volta il resto della band all'area di servizio di Firenze Nord. Risultato: due splendidi giorni in Trentino, di musica, ottimo cibo e aria buona!

7) Progetti per il futuro?

Oltre all'insegnamento, sono molto impegnato nell'attività concertistica: la stagione 2013-14 si preannuncia molto intensa e spero che porterà grandi soddisfazioni. Ho anche composto molta musica che vorrei prima o poi portare in studio di registrazione e magari pubblicare.

8) Un consiglio per un giovane che voglia iniziare un percorso come cantante o insegnante di musica?

Non ci sono scorciatoie, è fondamentale studiare, prepararsi con serietà e disciplina. Non si deve aver paura di seguire le proprie passioni, anche quando queste ci portano a cambiare percorso rispetto all'inizio. Se si seguono la testa e il cuore, la musica ci accompagnerà e ci farà crescere come persone, ponendoci di fronte a nuove sfide, regalandoci sempre nuove emozioni.

9) Come è stata la tua esperienza di insegnamento all'ISTITUTO EUROPEO?

Molto positiva. Tutto è gestito in maniera professionale, seguendo standard internazionali: questo per un insegnante significa potersi concentrare al meglio sulla lezione, senza avere stress legati a problemi organizzativi o gestionali. Inoltre, le persone con cui mi sono relazionato fino ad ora sono state sempre molto cordiali e disponibili a chiarire ogni mio dubbio.

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