di Ilaria Gelichi
1. Tiffany, raccontaci di come sei diventata una cantante
lirica.
Ho sempre amato la musica, ma l’amore per la lirica è
arrivato quando avevo 14 anni. Ho visto la mia prima opera, La Boheme, a New York e
mi sono innamorata subito di quest’arte, ma in quel momento credo di non aver
capito esattamente di cosa e perché – fino a poco tempo fa.
2. E adesso, sei riuscita a capire il perché?
Certamente. Mi piace cantare e mi affascina questo tipo di
tecnica perché è molto difficile da acquisire. Al di là della voce, bisogna
prima imparare a conoscere il proprio corpo, la propria mente ed il proprio
spirito – tutto. Acquisire queste difficili capacità è diventata una sfida per
me, e l’idea mi piace molto.
3. Come devi impostare il tuo corpo per cantare al
meglio?
Si tratta di un connubio di due fattori, quello fisico ma
anche quello psicologico. Devi imparare ad utilizzare ogni muscolo del tuo
corpo rimanendo contemporaneamente rilassata e con la mente fresca e quindi c’è
bisogno di tanta disciplina per sincronizzare il tutto. Mi piace questa sfida!
4. Pensi che ci sia un legame tra carriera e segno
zodiacale?
Perché no? Quello che so del mio segno zodiacale, il
Sagittario, è che ha un carattere avventuroso e creativo – e io sono proprio così!
5. Pensi di essere una persona creativa e capace di
innovare?
Al momento sono ancora una principiante in questo campo, quindi
non penso di poter essere tanto innovativa quanto vorrei esserlo in futuro. Comunque,
secondo me ciò che fa diventare grande un cantante è la sincerità. Per
me, un artista che riesce a trasmettere le proprie emozioni mentre canta, riuscendo
quindi ad attingere dalle esperienze personali e mostrare al pubblico una certa
genuinità, è ciò che fa diventare lui/lei e l’esecuzione davvero eccellenti.
6. Secondo te, cos’è più importante – la tecnica o il
sentimento?
Entrambi. Ma se dovessi scegliere, direi il sentimento.
Pensiamo ad esempio a Maria Callas: la sua tecnica era di altissimo livello ma
non senza qualche difetto; eppure, riusciva a trasmettere le emozioni così bene
da risultare genuina ed otteneva un grande successo. Si può guardare un video
di lei che canta togliendo il volume, e riuscire ugualmente a commuoversi
grazie alla sua esecuzione. Bisogna proprio dire quindi che avere un’ottima
tecnica è splendido e di vitale importanze, ma se dietro di essa non c’è alcun
sentimento si viene a creare una sorta di dissociazione e l’esecuzione diventa
piuttosto “statica”.
7. Che sentimenti provi quando canti? Pensi a qualcosa in
particolare?
Quando canto provo a focalizzarmi sui sentimenti del
personaggio che sto interpretando o del pezzo che sto eseguendo; immagino il
mio personaggio come un vero essere umano, in modo da renderlo più
tridimensionale possibile. Penso anche ad una mia esperienza personale che
possa aiutarmi a trasmettere l’emozione nel modo più realistico possibile.
8. Perché hai scelto l’Italia e in particolare Firenze
per i tuoi studi di musica?
Perché mi sono trovata (e mi trovo tuttora) ad un punto
nella mia vita in cui volevo ricominciare da capo e ritornare alle origini
sotto ogni aspetto. Quindi è stato logico per me trasferirmi a Firenze, in modo
da poter comprendere fino in fondo il luogo dove la lirica è nata; per
l’appunto, questo luogo si trova in questo bellissimo Paese, l’Italia.
9. C’è differenza tra studiare musica in Canada o in
Italia?
Sì e no. E’ difficile per me dare un giudizio, a volte ho la
sensazione che la mia abilità di comprensione e di “crescita” sia molto
limitata a causa della barriera linguistica. Comunque, qui all’Istituto Europeo
ho un’insegnante fantastica. Forse potrei dire che qui in Italia gli insegnanti,
durante la pratica, sono più “severi” ad hanno aspettative più alte, ma non
posso affermarlo con certezza, dato che in generale ho avuto poca esperienza
con gli insegnanti di lirica. Devo anche riconoscere che quando vivevo ancora a
Toronto non mi dedicavo così tanto alla musica come faccio adesso. Comunque,
alcuni dettagli rimangono uguali dappertutto: per esempio, un buon insegnante
non si focalizza solo su un elemento, perché ciò che può essere importante per
la crescita professionale di uno studente, può esserlo di meno per un altro.
10. Com’è stata la tua esperienza all’Istituto Europeo?
Assolutamente positiva, consiglierei la stessa esperienza ad
un amico. La mia insegnante, Valeria, è molto brava. Dà importanza non solo
alla voce, ma ad ogni aspetto della mia vita, come ad esempio la salute e
l’alimentazione: adesso vado a correre 5 giorni a settimana!
11. E’ molto comune in Canada l’opera lirica?
Sì, ci sono tanti ottimi insegnanti e compagnie che sembrano
essere in prima linea in questo settore al momento. Ma è buffo pensare che
prima di trasferirmi a Firenze ho cantato nella compagnia Toronto City Opera
per due anni e i nostri tre direttori principali erano tutti di origine
italiana.
12. Sei una cantante ma anche una blogger. Come concili le
due cose?
Mi piace leggere e scrivere, è un modo di fare
un’auto-riflessione su ciò che accade nella mia vita; come cantare, è una sorta
di bisogno organico. Inoltre, entrambi questi modi di esprimersi sono una sorta
di sfogo creativo, quindi per me vanno di pari passo. Ogni volta che nella mia
vita accade qualcosa di importante, prendo una sorta di “appunto” mentale e
inizio a pianificare come mi piacerebbe condividere questo pezzo di vita con
gli altri attraverso la scrittura. Un giorno mi piacerebbe anche scrivere un
libro sulla nascita di un cantante, perché il percorso è piuttosto
affascinante.
13. Che consiglio daresti ad un giovane che vuole
diventare cantante?
Gli direi: se ti piace cantare, fallo. E’ così semplice…
Certo, richiede tantissimo impegno, duro lavoro e pazienza, ma se sei così
fortunato da avere la consapevolezza di cosa ti piace fare nella vita, devi
sfruttare l’occasione: fallo! Anche se come me hai avuto una carriera
totalmente diversa in passato, scacciare la paura è il primo passo da fare nella
giusta direzione. Le grandi opportunità si presentano solo a coloro che sanno
cogliere le occasioni.